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MEZZANOTTE NEL GIARDINO DEL BENE E DEL MALE
(MIDNIGHT IN THE GARDEN OF GOOD AND EVIL)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 5 aprile 1998
 
di Clint Eastwood, con Kevin Spacey, John Cusak, Alison Eastwood (Stati Uniti, 1997)
 
Non è difficile immaginarsi perché Clint Eastwood si sia lasciato sedurre dal clamoroso best-seller di John Berendt. Il languore decadente di quella che taluni considerano la più bella città degli Stati Uniti, Savannah, le palazzine ottocentesche risparmiate dalla guerra di Secessione, il profumo dei giardini che ordinano la vegetazione madida della Georgia; e quei suoi abitanti, eccentrici ed ambigui, radicati alla terra come allo spirito, tanto da ripetere più volte che "per comprendere i vivi, occorre sapere comunicare con i morti"... E quel suo protagonista, interpretato da un Kevin Spacey sornione: pure lui con un piede nel passato dell'antiquariato ed il restauro delle vecchie dimore; ed il presente, fatto di rivendicazione spregiudicata della propria natura omosessuale. Per non dire di quella di eventuale assassino.

È una fetta di quell'America nella quale il Grande Vecchio ha scavato per tutta la sua ancora controversa carriera di regista: di erede di quei Ford, Hawks o Mann che ancora credevano nel potere consolatorio del paesaggio americano. Una protezione, un rifugio morale che è ormai negato ai protagonisti di Eastwood, dai tempi dell'immenso, crepuscolare GLI SPIETATI. Sotto le vesti apparentemente dissimili del western, del melodramma o del poliziesco sono sempre gli stessi paesaggi melanconici ma ormai non più esemplari, gli stessi valori una volta essenziali ed ora rimessi in questione, gli stessi personaggi sempre più incerti nel decidere fra il bene ed il male, il giusto e l'ingiusto, l'innocente ed il perverso, il generoso ed il meschino...

Ma se è chiaro perché questa inchiesta antropologica su l'enigmatico ed inquietante von Bülow del sud abbia affascinato l'autore anticonformista de I PONTI DI MADISON, è altrettanto evidente che il materiale letterario cosi particolare a sua disposizione (un dialogo fra due personaggi, un equilibrio fra documento e finzione, ricerca della verità e tentazioni d'inventare, dieci anni di tempo e quattro processi) abbia finito per tradirlo. E che la trascrizione cinematografica manchi di un vero fulcro drammatico, di una progressione logica nella quale lo spettatore possa riconoscersi.

Di un canovaccio stentato e frammentato in troppi personaggi rimangono allora soltanto gli scampoli luminosi. La contraddizione di un tono cosi diverso dai prodotti imperanti, all'interno di uno stile che rappresenta uno degli ultimi esempi del grande classicismo hollywoodiano. Lo sguardo straordinariamente umano, costante, attentissimo sull'ambiente, la preziosità sapiente del cesello musicale, il coraggio d'incollarsi a dei personaggi incisivi ma ingombranti come quello del celebre travestito locale, Lady Chablis.

Basta, per confermare la coerenza poetica e politica di un autore che molti considerano ancora e soltanto un pistolero; ma non ne avanza per sostenere che MEZZANOTTE non sia un film sbagliato.


   Il film in Internet (Google)

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